di Elisabetta Patruno

Da un’attenta lettura e analisi della società contemporanea, emergono ricchezza e, spesso, contraddittorietà di stimoli culturali dovuti alla presenza di etnie differenti, tali da indurre a chiedersi se la Società tutta ed in particolare la Scuola, Agenzia educativa istituzionale, possano essere in grado di supportare la crescita armonica delle persone in evoluzione valorizzando il bagaglio esperienziale e culturale di tutti. Ogni individuo porta con sé il proprio bagaglio socioculturale, frutto, anche, della vita psichica che “accantona” gioie, dolori, gratifiche, delusioni, frustrazioni che costruiscono barriere e difese. Gioie, dolori, gratifiche, delusioni, frustrazioni, tutte parole legate alle emozioni che, in modo del tutto naturale, permettono agli individui di mettersi in contatto con l’altro e di aprirsi alla vita sociale e di acquisire competenza sociale. Una competenza sociale, basata sull’intelligenza emotiva e sull’empatia, che nella continua asimmetria delle relazioni aiuta la buona comunicazione e rende efficaci le relazioni interpersonali. Il rapporto tra la propria individuale conoscenza di sé con quella dell’altro racchiude il senso della competenza sociale, di cui ciascuno abbisogna per avvalorare la chiave di lettura dell’autoconoscenza e per conoscere gli altri. Questa particolare propensione alla consapevolezza di sé rende molto più semplice il concetto di interazione con gli altri secondo la personale capacità di costruire relazioni sane e di gestire le proprie emozioni. Bisogna lavorare sulle emozioni: “L’educazione delle emozioni, il loro riconoscimento e la loro gestione diventano, quindi, parole chiave di modelli formativi che, in un’ottica pedagogica interculturale, preparano alla possibilità della relazione con l’altro – intesa come vasta gamma di rapporti che va dall’accordo al disaccordo -, promuovono il soggetto nella sua globalità consentendogli anche di capire la sua storia personale, di intuire le sue emozioni, i suoi desideri e le sue speranze»1.

1. Quaderni di Intercultura Anno III/2011 – pag. 6

Le emozioni regolano la vita delle persone: esse governano tutti i rapporti umani, permettendo di aprirsi al mondo e di entrare in relazione con gli altri. Per questo, prendere confidenza con le emozioni e imparare a riconoscerle vuol dire essenzialmente imparare a mettersi in discussione, ad accettarsi, ad aprirsi al confronto, soprattutto apprendere il mondo e le cose del mondo. Promuovere e costruire uno “spazio d’azione” nel quale creare benessere con se stessi e con gli altri, questa è la nuova mission della scuola ; acquisire abilità di ascolto, capacità di lettura del disagio degli studenti, sviluppare capacità di “empatia intellettiva” , di comunicazione tempestiva ed efficace, di uso di strategie motivazionali.  Le emozioni devono guidare l’agire didattico, un agire improntato a valori di cittadinanza attiva e responsabile e finalizzato al successo di tutti e ciascuno. Ruolo fondamentale della scuola è quello di creare esperienze emotive significative capaci di muovere il pensiero riflessivo e di stabilire un rapporto empatico tra docenti e discenti; un rapporto basato sulla fiducia relazionale, sulla credibilità, sulla continua autoanalisi.

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Ma l’esercizio della competenza sociale passa attraverso la comprensione dialogica: “La comprensione dialogica richiede che membri di culture diverse si impegnino attivamente l’un l’altro in un dialogo reale, ascoltino cosa hanno da dire gli altri, e raggiungano accordi parziali sul significato delle prospettive comunicate”.(2)

2. http://www.caffeeuropa.it/pensareeuropa/300jahanbegloo.html

Il “dialogo tra le civiltà” è divenuta una delle necessità urgenti  per risolvere atteggiamenti di intolleranza socio-culturale. La strategia del dialogo interculturale evita di separare gli individui in mondi culturali autonomi ed impermeabili, promuovendo invece il confronto, il dialogo ed anche la reciproca trasformazione, per rendere possibile la convivenza ed affrontare i conflitti che ne derivano. Scegliere l’ottica interculturale significa non limitarsi alle sole strategie di integrazione degli alunni immigrati, o a misure compensatorie di carattere speciale. Si tratta, invece, di assumere la diversità come paradigma dell’identità stessa della scuola nel pluralismo, come occasione per aprire l’intero sistema a tutte le differenze (di provenienza, genere, livello sociale, storia scolastica). (3) La via italiana all’intercultura unisce alla capacità di conoscere ed apprezzare le differenze la ricerca della coesione sociale, in una nuova visione di cittadinanza adatta al pluralismo attuale, in cui si dia particolare attenzione a costruire la convergenza verso valori comuni. L’introduzione trasversale e interdisciplinare dell’educazione interculturale nella scuola risponde alla necessità di lavorare sugli aspetti cognitivi e relazionali più che sui contenuti.

3 .Ceraolo, A. (2011). Emozioni e intercultura. Quaderni di Intercultura, III, 1

Uno spazio di questo genere deve essere concepito nella forma di una nuova educazione alla cittadinanza e in un ambito di questo tipo potranno essere integrati gli aspetti più propriamente interculturali. Come direzione più valida va indicata, in sintesi, un’educazione alla cittadinanza che comprenda la dimensione interculturale e si dia come obiettivi l’apertura, l’uguaglianza e la coesione sociale. Una coesione sociale che  contrasti “L’esasperato bisogno, da parte di ciascuno, di confermare e mantenere salda la propria appartenenza e identità con n pregiudizi e stereotipi, ma anche con atti discriminatori…”4.

4 .Ceraolo, A. (2011). Emozioni e intercultura. Quaderni di Intercultura, III, 1

Bibliografia e sitografia

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