Un documento da rilanciare a 10 anni dalla sua emanazione

di Giorgio Cavadi (Dirigente tecnico con funzioni ispettive)

Il 16 novembre 2012, l’allora Ministro dell’Istruzione Francesco Profumo firmava il Regolamento con il quale venivano approvate le nuove “Indicazioni nazionali per il curricolo della scuola dell’infanzia e del I ciclo d’istruzione”[1]. Una ricorrenza dimenticata visto che, ad oggi, non si registrano iniziative, né in rete né a cura del Ministero dell’Istruzione e del merito, che una buona amministrazione dovrebbe mettere in campo per avere memoria dei suoi prodotti migliori[2].

Il testo del 2012 perfezionava e concludeva il percorso avviato nel 2007 con le prime “Indicazioni” emanate il 31 luglio 2007 dall’allora Ministro Giuseppe Fioroni[3] e ha avuto un corollario nel 2018 con il documento “Indicazioni nazionali e nuovi scenari”.

Un testo ancora attuale

Le Indicazioni rimangono un testo attuale per la visione pedagogica e le suggestioni didattiche; un testo aperto e dinamico che intercetta le grandi questioni del XXI secolo. Cultura, scuola, persona, nuova cittadinanza e nuovo umanesimo costituiscono temi di grande attualità storica e sociale, forse non ancora completamente compresi e non ancora messi alla prova sino in fondo; anche perché le questioni che riguardano la qualità della vita e il futuro delle giovani generazioni sono più facili da proclamare che da realizzare.

Rimangono e vivono visioni e riflessioni che hanno inciso e tanto ancora possono incidere sulla scuola italiana del XXI secolo. Innanzitutto c’è bisogno che tutti abbiano consapevolezza della complessità del tempo presente e delle sfide affidate alla scuola responsabile della formazione di persone e cittadini in una società “liquida” e in continua evoluzione: “Il paesaggio educativo è diventato estremamente complesso. Le funzioni educative sono meno definite di quando è sorta la scuola pubblica… Sono anche mutate le forme della socialità spontanea, dello stare insieme e crescere tra bambini e ragazzi… La scuola è perciò investita da una domanda che comprende, insieme, l’apprendimento e il saper stare al mondo…”.

Sono tante le dichiarazioni di grande impatto culturale e sociale che ritroviamo nel documento delle Indicazioni per il curricolo del 2012 da sottolineare e rilanciare.

Una “cittadinanza unitaria e plurale”

La scuola deve muoversi, nel confronto col mondo reale, nella consapevolezza di trovarsi di fronte ad un contesto multipolare, dinamico, multiculturale, in cui popoli e culture si aggregano incessantemente alla ricerca di sempre nuove forme di confronto e integrazione: “Una molteplicità di culture e di lingue sono entrate nella scuola. L’intercultura è già oggi il modello che permette a tutti i bambini e ragazzi il riconoscimento reciproco e dell’identità di ciascuno. A centocinquanta anni dall’Unità, l’Italiano è diventata la lingua comune di chi nasce e cresce in Italia al di là della cittadinanza italiana o straniera. La scuola raccoglie con successo una sfida universale, di apertura verso il mondo, di pratica dell’uguaglianza nel riconoscimento delle differenze… Le relazioni fra il microcosmo personale e il macrocosmo dell’umanità e del pianeta oggi devono essere intese in un duplice senso. Da un lato tutto ciò che accade nel mondo influenza la vita di ogni persona; dall’altro, ogni persona tiene nelle sue stesse mani una responsabilità unica e singolare nei confronti del futuro dell’umanità”.

Un curricolo unitario

La grande sfida raccolta dalle Indicazioni nazionali 2012, rilanciata alle scuole autonome, è la sollecitazione ad agire con la più ampia libertà progettuale e quindi interpella le scuole sul fronte della responsabilità. Dalle Indicazioni al curricolo[4], è la parola d’ordine di un documento che traccia una strada, suggerisce, indica una direzione, ma non prescrive: “Nel rispetto e nella valorizzazione dell’autonomia delle istituzioni scolastiche, le Indicazioni costituiscono il quadro di riferimento per la progettazione curricolare affidata alle scuole. Sono un testo aperto, che la comunità professionale è chiamata ad assumere e a contestualizzare, elaborando specifiche scelte relative a contenuti, metodi, organizzazione e valutazione coerenti con i traguardi formativi previsti dal documento nazionale. Il curricolo di istituto è espressione della libertà d’insegnamento e dell’autonomia scolastica e, al tempo stesso, esplicita le scelte della comunità scolastica e l’identità dell’istituto. La costruzione del curricolo è il processo attraverso il quale si sviluppano e organizzano la ricerca e l’innovazione educativa”.

Dai “campi di esperienza” della scuola dell’infanzia, agli “intrecci disciplinari” suggeriti nello sviluppo del curricolo del primo ciclo, tante sono le piste di sviluppo che esaltano la libertà progettuale dei docenti e le potenzialità delle scuole autonome come centro di ricerca e di innovazione.

I traguardi di sviluppo

I traguardi per lo sviluppo delle competenze costituiscono l’asse portante del curricolo erappresentano“ riferimenti ineludibili per gli insegnanti, indicano piste culturali e didattiche da percorrere e aiutano a finalizzare l’azione educativa allo sviluppo integrale dell’allievo. Nella scuola del primo ciclo i traguardi costituiscono criteri per la valutazione delle competenze attese e, nella loro scansione temporale, sono prescrittivi, impegnando così le istituzioni scolastiche affinché ogni alunno possa conseguirli, a garanzia dell’unità del sistema nazionale e della qualità del servizio”. Rappresentano “un punto di arrivo dinamico, un già e un non ancora, verso un sempre più completo padroneggiamento delle competenze, che si accompagna e non si trasmette”[5].

La comunità professionale nelle scuole autonome

Nelle Indicazioni nazionali è espressa tutta la problematicità del fare scuola nel tempo presente, nel quale gli insegnanti fanno sempre più fatica ad educare al “saper stare al mondo”, nella consapevolezza che il lavoro del docente consista, innanzitutto, nell’insegnare “a ricomporre i grandi oggetti della conoscenza – l’universo, il pianeta, la natura, la vita, l’umanità, la società, il corpo, la mente, la storia – in una prospettiva complessa, volta cioè a superare la frammentazione delle discipline e a integrarle in nuovi quadri d’insieme”. Grande è, pertanto, l’apertura di credito nei confronti degli insegnanti ai quali è affidata la progettualità e la “regia pedagogica” del curricolo: “La professionalità docente si arricchisce attraverso il lavoro collaborativo, la formazione continua in servizio, la riflessione sulla pratica didattica, il rapporto adulto con i saperi e la cultura. La costruzione di una comunità professionale ricca di relazioni, orientata all’innovazione e alla condivisione di conoscenze, è stimolata dalla funzione di leadership educativa della dirigenza e dalla presenza di forme di coordinamento pedagogico”.

La cultura della valutazione

Le Indicazioni contengono i prodromi di una valutazione “mite”, formativa e non sanzionatoria che accompagna lo studente negli inciampi degli apprendimenti e non nasce da umori misteriosi ed arbitrari: “La valutazione precede, accompagna e segue i percorsi curricolari. Attiva le azioni da intraprendere, regola quelle avviate, promuove il bilancio critico su quelle condotte a termine. Assume una preminente funzione formativa, di accompagnamento dei processi di apprendimento e di stimolo al miglioramento continuo”. Si tratta di un’anticipazione dello scenario complessivo che ritroveremo poi nel D.lgs. 62/2017 (in particolare nei primi due articoli del testo di legge)[6]; ma guarda anche con attenzione al sistema nazionale di valutazione nelle sue diverse articolazioni, dalla funzione svolta dall’INVALSI – che rileva e misura gli apprendimenti con riferimento ai traguardi e agli obiettivi previsti dalle Indicazioni – al valore dell’autovalutazione per le scuole come momento di riflessione di sistema e di tensione al miglioramento.

Un universo pedagogico in movimento

Tante sono le tematiche, le piste di sviluppo e le suggestioni didattiche proposte dalle Indicazioni 2012, tutte meritevoli di attenzione: pensiamo, per esempio, alle pagine, di grande valenza pedagogica, dedicate all’ambiente di apprendimento, al richiamo degli “intrecci” disciplinari, allo sguardo al patrimonio culturale e ai beni architettonici come nuovi oggetti di apprendimento, alla consapevolezza della necessità di una rinnovata intesa fra adulti per alimentare l’alleanza educativa fra scuola e famiglie, e altro ancora.

Il documento costituisce un campo aperto che può anche aver suscitato resistenze al cambiamento, ma che rimane, in tutta evidenza, un universo pedagogico in movimento con intere galassie ancora da esplorare.


[1] DM 16 novembre 2012, n. 254, “Regolamento recante indicazioni nazionali per il curricolo della scuola dell’infanzia e del primo ciclo d’istruzione, a norma dell’articolo 1, comma 4, del decreto del Presidente della Repubblica 20 marzo 2009, n. 89”.

[2] Molti sono stati gli esperti che hanno collaborarono alla redazione delle Indicazioni nazionali 2012. Sono comunque riportati nella presentazione del documento rinvenibile sul sito del Ministero.

[3] Cfr. https://archivio.pubblica.istruzione.it/normativa/2007/allegati/dir_310707.pdf. Documento a cura del “Comitato Scientifico Nazionale per le Indicazioni Nazionali per il curricolo della scuola dell’infanzia e del primo ciclo di istruzione”, coordinatore Italo Fiorin.

[4] “Dalle Indicazioni al curricolo scolastico”, è il titolo di un volumetto del 2013, snello ma prezioso, edito da La Scuola, autori Italo Fiorin, Mario Castoldi, Damiano Previtali. Vedi anche di S. Loiero e M. Spinosi (a cura di), “Fare scuola con le Indicazioni”, Giunti Scuola-Tecnodid, 2012. È un volume che ospita i saggi degli esperti che hanno contribuito alla redazione del documento nazionale.

[5] Questa definizione dei traguardi si deve a Giancarlo Cerini, componente del Nucleo redazionale delle Indicazioni nazionali 2012.

[6] D.lgs. 13 aprile 2017, n. 62, “Norme in materia di valutazione e certificazione delle competenze nel primo ciclo ed esami di Stato, a norma dell’articolo 1, commi 180 e 181, lettera i), della legge 13 luglio 2015, n. 107”.