di Elisabetta Patruno

“Embodied Cognition influence Sport Performance: a brief review”

L’articolo proposto richiama l’attenzione sullo spostamento del paradigma della ricerca nelle neuroscienze cognitive verso aree denominate embodied cognition (cognizione incarnata), che hanno trasformato in modo significativo la comprensione delle emozioni, del comportamento e della conoscenza.

Nello studio del rapporto tra mente e corpo, ci si interroga se “la cognizione incarnata è in grado di descrivere una nuova o nuova connessione” tra le due parti. Attraverso la concettualizzazione, costituzione, sostituzione, i ricercatori della cognizione cercano di spiegare l’interconnessione, che si stabilisce negli esseri umani o in semplici organismi con il mondo che li circonda. La risposta data agli impulsi e agli stimoli ricevuti dall’esterno, misura il livello cognitivo di ogni essere.

Su questo concetto si basa la concezione del “programma motorio” secondo il quale il sistema nervoso“ determina quali muscoli si contraggono, in quale ordine, con quale forza e per quanto tempo”, per dare vita e dominare le emozioni. Per gli studiosi della cognizione incarnata, il controllo muscolare non è sotto la direzione di un programma eseguito dal sistema nervoso, ma emerge da strette interazioni tra il corpo, il sistema nervoso e l’ambiente ( a supporto di quanto detto sopra).

Ciò determina da parte degli individui diverse modalità di risposta in base ai differenti impulsi ricevuti dall’ambiente. Vari esperimenti infatti (sviluppo del comportamento graduale nei neonati) dimostrano  il forte legame che c’è tra il movimento e la conoscenza (studi di Thelen e Ulrich). Basti pensare a Piaget che definisce come punto di partenza del processo cognitivo il cosiddetto stadio sensomotorio, in cui il bambino utilizza i sensi e le abilità motorie, ripetendo comportamenti – prima semplici riflessi – per esplorare il proprio corpo (reazioni circolari primarie) e l’ambiente circostante (reazioni circolari secondarie), adattandosi ed evolvendo gradualmente.

Nella ricerca cognitiva c’è una consapevolezza del ruolo principale assunto dal movimento. Si evidenzia infatti il ruolo chiave del movimento: la motricità diventa il catalizzatore del processo di creazione di nuovi collegamenti neuronali a livello della neocorteccia. Maggiori sono le esperienze vissute dall’individuo per mezzo del movimento, maggiori saranno le connessioni neuronali e, di conseguenza, maggiori saranno i comportamenti che, a seconda della situazione, l’individuo potrà mettere in atto, dove per comportamento s’intende un modo di agire o reagire risultante dalla combinazione di azioni motorie, cognitive e sociali apprese fino a quel momento.

Lo studio dei neuroni a specchio come mezzo per coordinare le nostre azioni con le azioni degli altri, dimostra che parti del sistema sensomotorio sono responsabili della produzione di azioni pianificate e dell’interpretazione e dell’anticipazione delle azioni altrui; dall’osservazione e dall’esecuzione dei movimenti possiamo trovare una risposta alla domanda su come avviene il coordinamento dell’azione.

Concentrarsi su come il proprio corpo influenza la propria percezione” è il fulcro tematico intorno al quale concentrare l’attenzione. Nella pratica sportiva frequente per gli atleti è l’interpretazione, durante la performance, e l’anticipazione dei  comportamenti degli altri mentre allo stesso tempo eseguono i propri comportamenti atletici. Dunquel’idea che la mente non sia solo collegata al corpo, ma che il corpo influenzi la mente è una delle idee più interessanti nel nuovo panorama nelle scienze cognitive, un panorama che definiva gli  input sensoriali e gli output motori come secondari, ora invece come parte integrante dei processi cognitivi.

Bibliografia e sitografia

Corpo e linguaggio. Introduzione. Luigi Cristaldi – Università della Calabria