di Elisabetta Patruno

Didattica a distanza con l’uso di innumerevoli strumenti e modalità digitali per assicurare un servizio pertinente ed efficace dal punto di vista dei risultati. Da più parti (mondo politico, sociale, scolastico) si sente a gran voce l’invito di usare “innovazione digitale” per poter creare un ponte tra coloro che sviluppano nuova conoscenza e coloro che sono in grado di portare i benefici dell’innovazione all’utente finale.

Si tratta di un’azione culturale, che parte da un’idea rinnovata di scuola, intesa come spazio aperto per l’apprendimento e come piattaforma che metta gli studenti nelle condizioni di sviluppare le competenze per la vita, con l’uso di nuovi strumenti. Gli obiettivi non cambiano, sono quelli del sistema educativo: le competenze degli studenti, i loro apprendimenti, i loro risultati, e l’impatto che avranno nella società come individui, cittadini e professionisti.

Questi obiettivi saranno aggiornati nei contenuti e nei modi, per rispondere alle sfide di un mondo che cambia rapidamente, che richiede sempre di più agilità mentale, competenze trasversali e un ruolo attivo dei giovani. In questo paradigma, le tecnologie diventano abilitanti, quotidiane, ordinarie, al servizio dell’attività scolastica.

Nella scuola parlare di tecnologie digitali ed uso di esse, non significa semplicemente parlare di un update o upgrade di hardware. La didattica digitale si basa sul principio del “learning by doing”, l’apprendere attraverso il fare, e questo significa rimettere in gioco la didattica tradizionale, rompere l’unità della classe, la consequenzialità delle lezioni, ridefinire gli spazi, ripensare a nuovi materiali, a costruire diverse opportunità di apprendimento, a garantire successo formativo per tutti.

Successo perseguibile attraverso una didattica innovativa, basata sull’uso consapevole  di metodologie attive, miranti alla personalizzazione dei percorsi, al protagonismo degli studenti, ai processi di inclusione. Molteplici le nuove metodologie (Vedi Piano Nazionale Scuola Digitale, Ambienti di apprendimento/Linee guida OCSE luglio 2018)) come flipped classroom, cooperative learning, service learning, Learning by doing, classi virtuali che facilitano il processo di insegnamento-apprendimento, stimolano la motivazione alla conoscenza e aumentano le prestazioni meta-cognitive di ciascuno.

Tra le nuove modalità usate nella didattica a distanza c’è la virtual classroom che è diventata in pochi anni una modalità pedagogica di punta nel campo della formazione professionale. Docente e discenti possono condividere all’interno di questo spazio momenti di apprendimento con una reale interazione, anche rimanendo a distanza.

L’utilizzo di un ambiente on line come luogo di attività riflessive sui processi e sulle relazioni di gruppo avvenute in presenza a scuola risulta di grande utilità per concedersi lo spazio temporale e mentale per ragionare sul come e non solo sul cosa, sul processo e non solo sul prodotto. Si tratta, in tutta evidenza, che ci invitano a considerare l’aula virtuale nella prospettiva di una espansione dello spazio della relazione educativa che favorisca le attività collaborative e le pratiche riflessive.

Credo fermamente che la didattica è innanzitutto relazione educativa, e la relazione educativa si costruisce nel confronto quotidiano in presenza. Può tuttavia giovarsi di una espansione in Rete,  muovendosi in una prospettiva integrata: interazione in presenza integrata dall’uso della rete, allo scopo di rendere il lavoro più facile, accrescere la partecipazione, favorire la documentazione, affinare la valutazione e l’autovalutazione, promuovere la cooperazione tra colleghi e tra alunni.

 La tecnologia digitale è al servizio del progetto didattico attorno al quale si costruisce la relazione educativa, e mostra la sua efficacia quando si mette a servizio di un approccio metodologico capace di attivare e responsabilizzare gli allievi in un lavoro comune. Non sono gli strumenti digitali a determinare la qualità della didattica e i tentativi di puntare sulle tecnologie per migliorare la qualità della relazione educativa hanno vita breve se non sono accompagnati da una riflessione metodologica che assegni il giusto ruolo agli strumenti individuati dal nostro progetto educativo.

Come molti docenti ho usufruito delle classi virtuali sia come insegnante che come studente nei corsi di specializzazione o per l’aggiornamento professionale. Credo nel valore relazionale della professione di docente e la didattica virtuale ha saputo, nella mia esperienza, integrarsi con quella in presenza senza impoverire il rapporto docente/alunni. Certamente ho dovuto modificare il mio metodo di lavoro.

Da insegnante, una volta compresi i passaggi da effettuare, attraverso la piattaforma Edmodo, ho fornito un codice di accesso, salvaguardando la privacy dei dati personali, e cercando di superare il divario tecnologico fra i dispositivi presenti in classe e quelli  a casa (come emerge dai dati del questionario di gradimento somministrato a genitori ed alunni; https://docs.google.com/forms/d/11jXAkG7kBRBwXsNdzKJDpHh-RxsfiEnZCM_My2NTSo/edit;

Pensi che le difficoltà tecniche possano creare difficoltà per gli studenti in una classe virtuale?

                       Studenti                         

                                                      

Genitori

Numerose le riflessioni emergenti dalle risposte date sia da genitori che studenti. Emerge la convinzione la classe virtuale sia un luogo di apprendimento, che può migliorare la comunicazione e la conoscenza dei contenuti epistemologici, anche se non tutte le famiglie possono permettersi PC e rete funzionante.

Lo scopo della classe virtuale è quello di collegare tutti gli studenti con i docenti e le risorse di cui hanno bisogno per migliorare la comunicazione e l’apprendimento. Sei d’accordo?

Studenti

Genitori

Ciò che si riscontra, non solo dai dati emersi, ma anche da più voci, è la convinzione che gli studenti pensano ad un’invasione dello spazio privato fuori dall’orario scolastico, sia che usino i loro strumenti o meno, e ad un carico di impegno aggiuntivo ai compiti a casa. Occorre ricordare spesso agli studenti di prendere visione dei commenti e delle assegnazioni, postare i loro lavori e, soprattutto, incoraggiarli a lavorare in autonomia.

Bisogna entrare pian piano nel loro mondo, ci vuole tempo e pratica perché gli alunni accettino questo ‘ribaltamento’ degli spazi e dei tempi della didattica e considerino un compito in ambiente virtuale equivalente a un test scritto o a un’interrogazione. La dimensione relazionale viene inoltre favorita dall’approccio simultaneo alla classe virtuale e dai reciproci commenti ed autovalutazioni.

Tra i vantaggi, è subito evidente l’immediatezza e l’informalità del registro linguistico, che può aiutare nella comunicazione con alunni timidi, o con DSA, per i quali a volte utilizzare un software è più facile che scrivere a penna o parlare a voce. E’ un efficace strumento per stimolare l’alfabetizzazione informatica di docenti e alunni e, forse l’aspetto più rilevante, la classe virtuale si presta come strumento essenziale per i progetti di ampio respiro:

UDA, concorsi, progetti interni alla scuola, attività disciplinari, compiti di realtà. L’ambiente virtuale diventa quella piazza dove nel confronto si diluisce la gerarchia docente/discente a favore di una collaborazione orizzontale e dinamica.

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Patruno Elisabetta