di Aurora Di Benedetto


Ho appena finito di parlare al telefono con una mia alunna, normalmente
una bambina gioiosa anche se un po’ timida. Durante la videoconferenza
l’ho vista silenziosa e triste così l’ho chiamata… è stato un fiume in piena di
paure…solitudine…malinconia… odio per questi strumenti che non
permettono un abbraccio….
Un pugno nello stomaco….di quelli che ti fanno capire che hai sbagliato
tutto…che tu, tutta presa dalla didattica, dall’approntare materiale adatto a
questo o quel gruppo di alunni, nel ricercare la piattaforma di condivisione
più performante, hai perso di vista l’essenziale : metterti nei panni di un
settenne che da un giorno all’altro viene rinchiuso in casa, gli si dice che a
causa di un virus, parola sconosciuta, non andrà a scuola non si sa fino a
quando, ma vedrà la maestra e i compagni attraverso lo schermo di un
computer, metterti nei panni di un settenne che vede intorno a sè gente
con la mascherina …sente alla tv bollettini di morte e vede immagini di
bare…..
La spiegazione si è data …l’abbiamo data noi maestre e l’hanno data i
genitori, ma abbiamo preteso che i bambini ragionassero con le nostre
categorie mentali. Molto spesso dimentichiamo che il passare del tempo è
un’acquisizione in fieri per cui facilmente il bambino ha la percezione del
solo tempo presente, qui ed ora, senza un dopo e un prima. Quello che il
bambino sta vivendo ora in questo determinato momento è tutto il suo
universo temporale.
E il suo presente a Sara non piaceva…per lei i nostri abbracci, i nostri
scherzi, le risate venivano prima di tutto il resto… ed erano le emozioni
positive che facevano dei suoi apprendimenti una meravigliosa avventura.
Domani proporrò ai miei piccoli un circle time per fare emergere le loro
paure e le loro emozioni…la matematica può attendere.