di Elisabetta Patruno

Un nuovo metodo di fare scuola. Dal superamento della lezione frontale e della lezione partecipata con domanda – risposta, alla lezione integrata con l’ausilio di tablet e cellulari che, di fatto, sono il modo con cui i nostri ragazzi oggi entrano in contatto con il mondo.

EAS acronimo di Episodi di Apprendimento Situato, ovvero unità didattiche minime attraverso le quali costruire una nuova propria didattica. Tale metodo è formato da tre fasi fondamentali: “Fare didattica con gli EAS” (La Scuola, 2013) dal prof. Pier Cesare Rivoltella

  • FASE PREPARATORIA: il docente prepara un momento introduttivo che serva come framework concettuale per stimolare così la curiosità epistemica dell’alunno. Attraverso una MAPPA CONCETTUALE, un BREVE VIDEO o una breve PRESENTAZIONE MULTIMEDIALE.
  • FASE OPERATORIA: la classe svolge un micro-attività individuale o di gruppo nella quale produce un artefatto. In questa fase l’insegnante deve essere bravo a trovare gli strumenti tecnologici adatti per ottenere lo scopo che si è prefissato. Il lavoro nei gruppi può essere condotto secondo i principi del cooperative learning, per favorirne l’efficacia.
  • FASE RISTRUTTURATIVA: è il debriefing, docenti e studenti effettuano delle riflessioni metacognitive su quanto è emerso e su come si è operato.

L’EAS, basata su un’accurata progettazione del docente (Lesson Plan), propone agli studenti esperienze di apprendimento situato e significativo, che portino alla realizzazione di artefatti digitali, favorendo un’appropriazione personale dei contenuti.

L’idea di base è quella di un sapere che si costruisce progressivamente e in modo collaborativo: il ruolo dell’insegnante è più quello di programmare e coordinare il lavoro che non quello di trasmettere dei contenuti.

Un sapere che richiede organizzazione, tempo, fiducia (contrastare la dispersione scolastica), interesse, motivazione, inclusione. Gli EAS uniscono un metodo inclusivo e l’apporto della tecnologia. Il docente fornisce solo un contributo parziale alla costruzione della conoscenza: lo scopo finale è la costruzione di competenze (il saper agito). Si tratta di un approccio didattico personalizzato ed inclusivo: basti pensare alle classi in cui ci sono DSA, stranieri appena arrivati o magari residenti in Italia da molti anni ma non nati qui. Attraverso l’EAS, che prevede una preparazione mirata ed eventualmente attività diverse si può rispondere alle esigenze di tutti.

Ulteriori elementi di novità del metodo EAS sono il contatto costante con l’attualità, l’introduzione della tecnologia come parte integrante del percorso formativo: app, video vengono usati al fine di rendere i ragazzi capaci di ricerche mirate, analisi dei siti, selezione delle fonti attraverso lo strumento del cellulare, che è parte del loro corpo, o nel laboratorio informatico a scuola. La scuola ha il dovere di entrare nel mondo digitale: è il docente che deve dire cosa seguire (utili link) e dove trovare elementi interessanti e validi. Si dovrebbe tentare di rendere possibile un uso selettivo e “stabilizzante” della tecnologia. A fronte del bombardamento di informazioni cui tutti siamo sottoposti bisogna insegnare ai ragazzi a crearsi delle mappe, delle strade nonché degli spazi di concentrazione, fuori dallo zapping continuo.

Amazon.it: Che cos'è un EAS. L'idea, il metodo, la didattica - Rivoltella,  Pier Cesare - Libri